Scrive il vocabolario Treccani alla voce marketing: "il complesso dei metodi atti a collocare con il massimo profitto i prodotti in un dato mercato attraverso la scelta e la pianificazione delle politiche più opportune di prodotto, di prezzo, di distribuzione, di comunicazione, dopo aver individuato, attraverso analisi di mercato, i bisogni dei consumatori attuali e potenziali".
Perfetto e limpido. Ma quanta ideologia anche nella semplice descrizione di un vocabolo. Perché, - e questo è per me un assioma, - la definizione di una parola non è mai neutra.
Ecco infatti, per esempio, una domanda: leggendo questa definizione, chi va a pensare che fra i "bisogni dei consumatori attuali e potenziali" ci sono anche le mafie, i trafficanti, i venditori dei prodotti contaminati, la plastica, ecc.? C'è da dubitare perché l'impatto immediato dell'idea di mercato è la sua interpretazione dei "consumatori" esclusivamente in senso etico positivo.
Il bel modo della linguistica di lavarsi le mani! Sicché chi poi "applica", e cioè ha una funzione sociale, deve "correggere" la scienza .
Ma è chiaro che sono considerazioni di cui si fanno carico i filosofi e non i mercanti.